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Quel treno che, forse, un giorno prenderò

by su 30 giugno 2011

Sarà il caldo dell'estate, sarà la politica italiana da voltastomaco, sarà la voglia di cambiamento, di riscatto, di sfida… Saranno tutte queste cose assieme, sta di fatto che mi ha fatto riflettere, una volta di più, un articolo trovato per caso sfogliano i quotidiani web.

La domanda è "CAMBIARE VITA?"

…Vi incollo e copio parte dell'articolo in questione, magari anche voi come me state solo aspettando il treno giusto per salirici su.

CAMBIARE VITA? QUALCUNO CI RIESCE.

La scrivania che sembra restringersi. Le scadenze che soffocano. Un lavoro che non dà più soddisfazioni, tantomeno stimoli. Nella vita succede. Accade di essere stanchi di un impiego. Stufi delle abitudini. E di voler cercare nuove emozioni. Oppure, più banalmente, si vorrebbe rincorrere un sogno che è rimasto a giacere nel cassetto per anni. Basta cogliere quell’attimo che aiuta a fare un salto. Il più delle volte nel buio, senza garanzie. Il tutto per cambiare vita.

Non sempre ci si riesce. Anzi. Famiglia, responsabilità. Ma chi di voi non ci ha mai pensato? Scappare, prendere un aereo per un paese lontano. Altrimenti dire quelle quattro paroline al capo che sono sempre sulla punta della lingua e poi licenziarsi in tronco (da fare preferibilmente con una via d’uscita già ben delineata). Altre volte sono i tempi. Le circostanze che obbligano a rivoluzionare la propria vita. Le statistiche dicono che nella maggior parte dei casi sono i 50enni a doversi reinventare (900 mila gli ex occupati con i capelli grigi), complice anche la crisi  che non ha lasciato scampo a molti. Poi ci sono i giovani che fuggono all’estero per cercare fortuna e opportunità . Almeno 50 mila ogni anno, di cui il 70 per cento è laureato.

E ancora magistrati che si scoprono scrittori (come Gianrico Carofiglio). Impiegati che diventano cuochi. Imprenditori che si riciclano tenori.
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2 commenti
  1. vi metto in guardia, l'articolo fa sognare, i commenti… ti riportano con i piedi per terra

  2. utente anonimo permalink

    io concordo col tipo che ha detto che questo articolo è stato scritto in  modo superficiale.
    capisco però che il desiderio di cambiare lavoro a volte sia forte e sano. però dietro ogni cambiamento ci sono motivi diversi, e diversi percorsi da fare.
    io ho dei genitori che per più di vent'anni sono stati segretari in una scuola, poi hanno improvvisamente cambiato, hanno gestito uno stabilimento balneare a viareggio, un cambiamento totale, hanno cambiato lavoro e città. mio padre si è improvvisato, ed è stato bravissimo, per dieci anni ha fatto un lavoro con passione, facendo letteralmente risorgere un bagno malandato, che tutt'ora (adesso è dei miei zii) è uno dei migliori e più frequentati a viareggio. dopo questa esperienza i miei hanno di nuovo cambiato, e per quasi vent'anni hanno avuto una tabaccheria.  ho avuto questo esempio di coraggio e follia, ma anche di stanchezza assoluta per il lavoro precedente, e ora trovo naturale una scelta così.
    ma senza tante romanticherie, credo che le doti principali e indispensabili per fare questo, per reinventarsi e ricominciare di tanto in tanto siano coraggio e determinazione. 
    biri

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